Laura Barbieri

Laura Barbieri

Covid-19… ma diamo i numeri ?!

A distanza di circa sette mesi da quando il virus Sars-CoV-2 ha iniziato a diffondersi nel mondo, ho voluto provare ad analizzare a fondo i dati che vengono resi noti dai Media.

Di solito si basa la nostra conoscenza della situazione esclusivamente sul numero totale di contagiati nei diversi paesi del mondo ma, secondo me, questo dato non è sufficiente e, anzi, può risultare fuorviante. Ciò che va analizzato meglio, dal mio punto di vista, è il numero di infezioni, in percentuale, rispetto al numero di abitanti e, ancor di più, quello relativo ai decessi, in percentuale, rispetto ai contagiati.

Ho preso quindi in esame il periodo compreso tra il 1 marzo e il 30 Settembre 2020, considerando il numero della persone contagiate e decedute in valore assoluto, ma mettendo questi dati in relazione tra loro ed integrandoli con altri valori come, per primo, il numero di abitanti del paese considerato.

In base a questa tipologia di analisi, nel mondo, la percentuale media di decessi rispetto ai contagi totali risulta del 2,59%, e la percentuale media dei contagiati rispetto alla popolazione totale risulta dello 0,54%.

Sono emerse, tuttavia, anche altre considerazioni interessanti. Innanzitutto, colpisce che in una classifica stilata per 185 paesi, la percentuale di decessi causati dal Covid-19, rispetto al totale dei malati, in Italia (pari all’11,46%) sia stata la più alta al mondo, seconda solo a quella dello Yemen (paese con una mortalità legata alla malattia pari al 28,90%).

I primi 20 paesi al mondo per numero di decessi, rispetto al numero di contagi:

  Paese Abitanti totali Attivi Decessi Guariti Totale % Decessi su malati % Contagiati su abitanti
1 Yemen 29.161.922 169 587 1.275 2.031 28,90 0,01
2 Italy 60.218.431 50.630 35.875 226.506 313.011 11,46 0,52
3 Mexico 127.575.529 35.488 77.163 625.512 738.163 10,45 0,58
4 Western Sahara 567 1 1 8 10 10,00 1,76
5 United Kingdom 67.545.757 404.199 42.162 2.368 448.729 9,40 0,66
6 Belgium 11.539.328 87.728 10.001 19.386 117.115 8,54 1,01
7 Ecuador 17.373.662 12.141 11.312 112.296 135.749 8,33 0,78
8 Veneto 4.907.704 3.732 2.178 21.541 27.451 7,93 0,56
9 Chad 15.946.876 101 85 1.007 1.193 7,12 0,01
10 Sweden 10.036.379 86.576 5.890 0 92.466 6,37 0,92
11 Fiji 889.953 2 2 28 32 6,25 0,00
12 Sudan 42.813.238 6.040 836 6.764 13.640 6,13 0,03
13 Liberia 4.937.374 40 82 1.221 1.343 6,11 0,03
14 Bolivia 11.513.100 31.815 7.931 94.895 134.641 5,89 1,17
15 Canada 37.411.047 13.886 9.340 135.765 158.991 5,87 0,42
16 San Marino 33.860 9 42 676 727 5,78 2,15
17 Niger 23.310.715 17 69 1.110 1.196 5,77 0,01
18 Egypt 100.388.073 1.071 5.914 96.094 103.079 5,74 0,10
19 Iran 82.913.906 48.924 25.986 378.727 453.637 5,73 0,55
20 France 68.303.234 460.025 31.908 98.088 590.021 5,41 0,86
Dati al 30.09.2020

Sicuramente, in Italia, la mortalità è la più alta tra i paesi sviluppati, oltre che la più alta in Europa!  

Secondo alcuni, il motivo sarebbe che qui in Italia ogni morte registrata in questo periodo, viene ormai attribuita al Covid-19. Perché mai dovrebbe essere così? Per quale ragione solo noi dovremmo star alimentando a dismisura un dato già di per sé tanto tragico? Mi sembra strano…

Consola poco il fatto che la percentuale di decessi in rapporto ai contagiati, nel nostro paese, sia in calo; solo pochi mesi fa (il 31 Maggio di quest’anno) infatti, era del 14,34%. Ancora meno confortante è il fatto che i paesi che ci seguono in questa triste classifica siano prevalentemente paesi che, nei mesi passati, non hanno ritenuto necessario un lockdown severo come quello attuato dal governo italiano.  

Alla luce di ciò, non è chiaro se sia conveniente fare affidamento sul nostro sistema sanitario o se ci convenga semplicemente persistere nell’isolamento casalingo. Ciò che, al contrario, appare inequivocabile è che rispettare le misure di distanziamento sociale sia fondamentale. Potrebbe essere questa la ragione per cui, nel nostro paese, le misure restrittive del contatto interpersonale sembrano essere state prese così seriamente. Qui in Italia, infatti, pare che contrarre il Sars-CoV-2 sia più pericoloso che in ogni altra parte del mondo. Nei primi sette mesi di pandemia è deceduto mediamente l’11,46% dei malati. 

Nelle prime 20 posizioni per percentuale di decessi, in questi sette mesi, troviamo anche la Svezia (al 10° posto con il 6,37%) ed il Canada (al 15° posto con il 5,97%). La “famigerata” Grecia si trova all’85° posto con il 2,14%; la Spagna al 26° con il 4,20%. Gli USA, la cui situazione è stata dipinta per mesi come fuori controllo, si trovano al 55° posto con il 2,86% di decessi sul totale dei contagiati.  

Dati al 30.09.2020

Una spiegazione all’elevata percentuale di decessi registrata nel nostro paese, è spesso ricercata nel fatto che siamo una popolazione particolarmente “anziana”.

Propongo allora di confrontare i dati del nostro paese con quelli del Giappone, che, sotto questo aspetto, ci assomiglia ed ha inoltre una densità abitativa molto più elevata (335 abitanti per km², contro i nostri 205 per km²). Nonostante questo, il Giappone si trova al 101° posto, con l’1,89% di decessi rispetto ai contagi.

Dati al 30.09.2020
Considerando solo le nazioni Europee, ci seguono abbastanza da vicino la Gran Bretagna (al 5° posto con il 9,4%) ed il Belgio (al 6° posto con l’8,33%).
Dati al 30.09.2020

Per approfondire, ho analizzato anche i 20 stati più popolosi al mondo. La Cina, da cui tutto é partito, sembrerebbe trovarsi al 22° posto con il 5,23%. L’India al 121° posto con il 1,57%. Il Brasile al 50° con il 2,99%. Solo il Messico si avvicina alla nostra percentuale di decessi rispetto ai contagiati, in questi sette mesi, con il 10,45%.

Dati al 30.09.2020

Osservando le percentuali di malati rispetto al numero di abitanti svettano invece, per esempio, USA e Brasile con, rispettivamente, il 2,19% e il 2,26%. Molto vicini troviamo anche Cile, Argentina, e Spagna.

L’Italia, invece, in questo campo rientra perfettamente nella media, con lo 0,54% di contagiati sul totale della popolazione. Questo dato sembra confermare l’efficacia delle misure di contenimento messe in atto nell’ultimo periodo, apparentemente utili a rallentare il diffondersi dell’epidemia.

Dati al 30.09.2020

Chiaramente, quindi, dove non vengano adottate misure efficaci di contenimento e di distanziamento sociale, il virus circola più velocemente; ciò tuttavia non significa che anche la percentuale di deceduti (tra i contagiati) aumenti in modo proporzionale.

Quali conclusioni possiamo trarre?
In primis, date le percentuali complessive di contagiati rispetto alla popolazione totale, se non si troverà una cura efficace o un vaccino, sembra escluso che saremo in grado di debellare il virus in tempi brevi. Al ritmo attuale, il contagio coinvolge, in media, meno dell’1% della popolazione mondiale l’anno. La rapidità di diffusione del virus, probabilmente, risulta ridotta grazie alle misure si contenimento adottate della maggior parte dei paesi del mondo. Tuttavia, anche considerando paesi in cui la rapidità di diffusione del virus sia stata ampiamente superiore alla media (quale p.e. il Quatar), la percentuale di contagiati rispetto al totale della popolazione risulta del 4,43% in 7 mesi, che corrisponderebbe al 7,59% annuo. Significa che, perfino in questo caso, sarebbero necessari più di 13 anni affinché il virus giungesse ad infettare tutta la popolazione.

Sembra ormai evidente, inoltre, che sarebbe superficiale considerare il Covid-19 alla stregua di un’influenza stagionale, data la percentuale media mondiale di esiti infausti pari al 2,59%, che risulta considerevolmente più elevata rispetto a quella dell’influenza.

Sembra ampiamente sfatato anche il mito secondo cui il Covid-19 sarebbe meno pericoloso della circolazione stradale: in tutto il 2019 in Italia, infatti, abbiamo avuto 3173 decessi sulle strade, mentre di Sars-Cov-2 nei 7 mesi presi in considerazione sono decedute oltre 35 mila persone.

Troviamo anche la conferma che il conteggio quotidiano del numero di decessi e contagiati, fornito in valore assoluto, non rispecchi in modo concreto la gravità della situazione nei diversi paesi, risultando addirittura fuorviante. Paragonando i dati registrati in Italia e negli Stati Uniti ne troviamo ampia evidenza: gli oltre 7 milioni di casi di contagio negli USA, con circa 206mila morti significano che si è contagiato “ben” il 2,19% della popolazione e che, di questi contagiati, ne sono morti “soltanto” il 2,86%. In italia, invece, i circa 313mila casi di contagio rappresentano solo lo 0,52% della popolazione ma, di questi, ne sono morti “ben” l’11,46%.

Dati al 30.09.2020
Dati al 30.09.2020

Considerando i dati riguardanti l’Italia nello specifico, è possibile trarre ulteriori interessanti conclusioni

Nonostante il rigoroso lockdown, ci siamo ammalati, percentualmente, in linea con la media mondiale. Tuttavia, abbiamo avuto una percentuale di decessi molto più elevata della media.

Alla luce di ciò, il  lockdown ed il distanziamento sociale, aiutandoci a mantenere bassa la velocità di infezione, ci hanno permesso di evitare uno scenario ancora peggiore.

Già così, infatti, il nostro sistema sanitario non è stato in grado di gestire l’emergenza, che ci ha colti gravemente impreparati, al contrario di ciò che sembra essere avvenuto negli altri paesi. Se quindi rinunciassimo alle misure restrittive e, di conseguenza, ci contagiassimo a velocità più elevata, con buona probabilità la situazione negli ospedali degenererebbe molto rapidamente, riportando presto la mortalità a livelli ancor più elevati.  

Purtroppo, da queste analisi si ricava un quadro veramente amaro del nostro sistema sanitario, a partire dalla radice, cioè forse addirittura dalla formazione scolastica in avanti.

I numeri parlano da soli della grave inefficienza del settore. Quali ne sono le cause? Scarsità di fondi? Sistemi obsoleti? Poco personale? Scarsa preparazione? O magari una somma di questi fattori ha fatto sì che, al momento del bisogno, non avessimo i posti necessari negli ospedali, nelle terapie intensive, nelle RSA; non avessimo infermieri, medici, personale adeguato. Il fatto è che ci sono dovuti venire in soccorso sanitario da tutto il mondo: dalla Germania, ma anche dal Brasile, dalla Russia e dall’Albania.

Sicuramente sono interrogativi cui urge trovare una risposta, perché questa pandemia non ci lascerà presto…. e purtroppo nulla esclude che una situazione analoga si presenti nuovamente in futuro, presto o tardi.

08-10–2020                                                                           I dati esposti sono stati rielaborati a partire dal sito www.rainews24.it, www.wikipedia.it, www.istat.